Dopo una bibliografia leopardiana 1981-1995 ed una ricostruzione storica della critica leopardiana dalle origini al 1960, si ripercorrono le tappe fondamentali della leopardistica contemporanea, ponendo l'accento su quelle indagini che, per originalità di approccio, efficacia metodologica ed importanza di risultati, si sono guadagnate un posto d'onore nella moderna critica letteraria. Attraverso una approfondita analisi contrastiva che coinvolge le numerose biografie del Recanatese, le principali chiose alle sue opere ed il ruolo della Weltanschauung leopardiana nel pensiero contemporaneo, l'Autore traccia un ritratto particolareggiato delle diverse fasi che negli ultimi trent'anni hanno caratterizzato il dibattito critico intorno al poeta più amato dagli Italiani.
Roberto A. Ubbidiente Knihy






„Kann es nach Eduardo ein italienisches Theater geben?“ Mit dieser Frage spielte Franca Angelini nach De Filippos Tod auf das Fehlen eines Dramatikers mit nationaler Bedeutung im Italien der frühen 1990er Jahre an. Damit wurde posthum dem autore-attore aus Neapel jene längst fällige nationale Geltung bescheinigt, der zu Lebzeiten sein dialektales Theater im Wege gestanden hatte. Mit seiner Arbeit für die Bühne und auf der Bühne stellt De Filippo seine Dramaturgie besonders von 1945 an in thematische Verbindung mit tiefgreifenden gesellschaftlichen Entwicklungen des Nachkriegsitaliens, die am Beispiel von kriegsbedingten Familienumwälzungen zu bedeutsamen Hauptmotiven seines Theaters werden. Roberto Ubbidientes Studie zu diesem „teatrante completo“ (Di Franco) versteht sich als eine in diesem Umfang erste deutschsprachige Untersuchung von De Filippos Theaterwerk. Die ausführliche Monographie fokussiert insbesondere die zelebrierende Inszenierung von Neapels Populärkultur sowie die sozialkritische Problematisierung der Institution , Familie‘ als zwei thematisch-motivische Schwerpunkte von Eduardos Dramaturgie, die hier erstmals – gleichsam als doppeltes Untersuchungsobjekt – miteinander verbunden und in ihrem konstitutiven Charakter für seine Dramaturgie erforscht werden.
Il volume intende contribuire ad una riscoperta delle opere di Edmondo De Amicis al di là di tutti i possibili (pre-)giudizi su Cuore. L’indagine prende il via da un testo poco noto, di cui si offre per la prima volta anche una versione commentata. Si tratta de La mia officina (1902), con cui De Amicis fornisce un’ulteriore prova del suo spiccato talento bozzettistico e descrittivo-evocativo. I successivi capitoli indagano, invece, altre opere deamicisiane, a cominciare da Cuore, a cui vengono dedicate tre diverse letture che analizzano il romanzo dal punto di vista della struttura, dei ‘tempi’ interni e della sociogenetica. La parte finale del volume è quindi dedicata al De Amicis odeporico (con analisi di Spagna e dei testi ‘alpini’) e a quello ‘scolastico’ e ironico di Amore e ginnastica.
Negli Studi di Italianistica e critica letteraria ancora oggi l'opera di Vittorio Alfieri è spesso oggetto di una lettura riduttiva che interpreta sbrigativamente la figura del più grande tragediografo italiano alla luce di «romantici» clichés e sotto l'influenza di falsate quanto stereotipate immagini del poeta, alla cui origine, in verità, non di rado vi è l'immagine romanzata che lo stesso Alfieri ha costruito di sé nella Vita. Il presente volume, che raccoglie gli Atti del Convegno berlinese per il bicentenario della morte di Vittorio Alfieri, intende rilanciare in area germanofona il dibattito critico sulla sua figura, proponendone una rivisitazione alla luce di ciò che nella complessa personalità alfieriana fu sempre oggetto di continua ricerca, lucida riflessione nonché vero e proprio culto - rispettivamente: la Solitudine, il Potere e la Libertà.
„Alles ist in Kleinem dargestellt, mit Figuren, die mit vollendeter Wahrheit und Natürlichkeit gemacht und gekleidet sind. Diese Art von Schaustück, anderswo den Kindern und dem Volke überlassen, verdient in Neapel infolge der vollendeten Darstellung die Beachtung des Künstlers und des Mannes von Geschmack.“ (Aus: Richard de Saint-Non, Voyage pittoresque ou descrition des Royaumes de Naples et de Sicile, Paris 1781) In den Fotografien über die berühmten Krippen von Neapel liegen die Wunder der Welt inmitten der Alltagswelt ihrer Bewohner und beschreiben in der Vielfalt ihrer Szenen ein Stück europäischer Kulturgeschichte. Das Wunder der Heiligen Nacht ist der Kern, um den sich die Krippenlandschaften öffnen. Jörg Hesse beschreibt sie in seinen Fotografien und nähert sich seinen Akteuren: den Marktfrauen wie den Königen aus dem Morgenland, den Fischern und den Landleuten. Alles eingebettet in die kunstvollen und artifiziellen Landschaften der Krippenbauer vergangener Jahrhunderte.